Eurofestival 2013 all'insegna della “spending review”

E' al via l'edizione n°58 dell'Eurovision Song Contest, per noi italiani conosciuto come Eurofestival.

Lo scorso anno, a Baku, in Azerbajan, trionfò Looren, cantante svedese di origini marocchine, che con la sua “Euphoria” ha ottenuto un successo continentale.

E' di regola che il paese vincitore sia invitato a ospitare l'edizione dell'anno seguente: così la Svezia ha organizzato l'evento scegliendo come sede Malmő. Non è la prima volta che la città ospita la manifestazione musicale: qui nel 1992, davanti ad scenografia costituita da una nave vichinga, si esibì per l'Italia Mia Martini con la canzone “Rapsodia”, quarta classificata ma dichiarata tra i pezzi musicali più belli di tutte le edizioni.

Malmő è considerata la “Sanremo” nazionale: qui ogni anno si svolgono le semifinali del Melodifestivalen che designa il cantante che ha il compito di rappresentare i colori dello stato scandinavo. Ma la musica di ogni genere è di casa a Malmő: dal jazz alla pop-elettronica fino alla classica. Una città multietnica, unita dal 2000 a Copenhagen attraverso l'Őresundsbron, il ponte sullo stretto di Őresund, costituito da un'autostrada a quattro corsie e due binari ferroviari per una lunghezza totale è di circa 16 km, che anch'io ieri ho percorso con il gruppo di amici soci del fanclub dell'OGAE Italy. Venti minuti di treno dall'aeroporto della capitale danese alla stazione di Malmő e così ha avuto inizio l'avventura “eurofestivaliera” per una settimana. Ci accolgono il “Turning Torso”, un grattacielo alto 190 metri, il più alto della Svezia, progettato da Santiago Calatrava, e il grifone rosso in campo argentato, simbolo della città, in questi giorni affiancato dalle bandiere delle 39 nazioni che partecipano alla gara canora articolata su tre serate: martedì 14 e giovedì 16 per le semifinali e sabato 18 per la finale.

Sede della kermesse è l'Arena, un edificio sorto tra il 2006 e il 2007 per le partite di hockey su ghiaccio e che potrà contenere oltre 15.000 spettatori che in queste ore stanno giungendo da ogni parte d'Europa. Purtroppo quest'anno si registra l'assenza di alcuni stati, forse per ragioni economiche, perché per partecipare alla gara, la rete televisiva pubblica nazionale deve corrispondere una quota: mancano così all'appello il Portogallo, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, Andorra, la Bosnia-Erzegovina e la Turchia; Monaco e il Lussemburgo sono latitanti da alcuni anni. La rinuncia, talvolta, ha anche origini politiche: lo scorso anno, per esempio, l'Armenia non partecipò per i rapporti tesi con l'Azerbajan, stato dove si è tenuto l'evento.

Da EUROFESTIVAL2013

Ma nella storia dell'Eurovision Song Contest non sono mancati anche spiragli di pace con l'assegnazione di punteggi alti alla canzone di un paese avverso, come tra la Turchia e la Grecia, Cipro e Israele, o tra il Regno Unito e l'Irlanda, o tra i paesi dell'ex-Unione Sovietica o tra quelli della ex-Federazione jugoslava. Se fino agli anni '90, la manifestazione aveva un richiamo limitato, oggi, nell'era dei social network, sono milioni gli spettatori, non solo europei, che la seguono: fa eccezione l'Italia, rientrata in gara nel 2011, dopo 17 anni di assenza, con una generazione di giovani che ancora non conosce l'evento malgrado la partecipazione nel 2011 di Raphael Gualazzi, di Nina Zilli nel 2012 e di Marco Mengoni quest'anno. Vincere non sempre ha rappresentato la gioia della rete televisiva pubblica nazionale per le spese da sostenere per l'organizzazione dell'edizione successiva; in realtà, nelle ultime edizioni, dove non si è badato al risparmio, c'è stato un ritorno di immagine e di guadagno: dal 2008 al 2012 è avvenuto a Belgrado, a Mosca, a Oslo, a Düsseldorf e a Baku, con cifre folli che nella capitale azera hanno toccato i 60 milioni di euro. A Malmő, invece, l'Eurovision Song Contest sarà più sobrio, in sintonia con le difficoltà economiche che sta attraversando l'Europa: come dire “canzoni sì, ma con rigore!”.

Le spese previste non dovrebbero superare i 15 milioni di euro, quindi i finanziamenti si sono ridotti di due terzi rispetto a Baku, di cui 5-6 milioni erogati dall'EBU (la rete delle televisioni pubbliche europee) e due milioni dal comune di Malmő. Il motto scelto, che accompagna una farfalla dai colori fluorescenti dai depliant ai grandi banners pubblicitari, è “We are one”: uniti nella musica ma con maggiore senso della realtà. Intanto ieri, oggi e anche lunedì il programma degli eventi prevede le prove dei cantanti, le interviste e le feste organizzate dalle delegazioni delle televisioni italiane. Ieri pomeriggio è stato ben accolto dai giornalisti il cantante islandese, interprete di una delle canzoni più interessanti di questa edizione. In serata, all'Euroclub, si è svolta un party per promuovere la canzone estone: sul palco sono saliti anche i rappresentanti delle nazioni dell'est Europa tra cui Esma, la nota cantante gitana che accompagna il giovane artista macedone.

Migliaia di giovani hanno animato la festa che è terminata a tarda notte allietata anche da cioccolatini e dolci confezionati con il nome di Alyona, la provocante cantante bielorussa.

Oggi (Domenica 12.05) hanno provato i “big” compreso il nostro Marco Mangoni che proporrà una versione de “L'essenziale” leggermente modificata rispetto alla quella sanremese per rientrare nei 3 minuti massimi richiesti dal regolamento. Marco è reduce da un lungo periodo di lavoro: anche Sabato scorso, a Milano, era nel cast che ha preso parte al concerto organizzato da Radio Italia.

E così con la la cerimonia d'apertura che si è svolta all'Opera di Malmö con la sfilata dei cantanti sul Red Carpet, la settimana della canzone europea ha avuto il suo atteso inizio.

Malmő, 12 maggio 2013 - Claudio Casini